Mentre si apre oggi, 17 marzo, la prima presenza 2025 di Phoenix Capital in Innovit – a San Francisco, con Francesco Righetti, direttore del Phoenix Innovation Center -, abbiamo voluto approfondire insieme al presidente Giulio Fezzi, rientrato da pochi giorni dal recentissimo viaggio a Houston e LA, alcuni passaggi fondamentali che in questo ultimo anno, appunto, hanno fatto evolvere significativamente il contesto internazionale in cui Phoenix si trova ad operare.
Presidente, per Phoenix Capital non è un cambiare pelle, ma un dare piena realizzazione a cioè che è la sostanza di Phoenix Capital: essere, cioè, uno strumento, un concentrato di competenze fattive per dare concretezza a nuove Iniziative di Sviluppo. E, da qualche anno, a questa concretezza, si è unita l’urgenza di una internazionalizzazione necessaria…
«Siamo a circa un anno dalla nostra prima missione pionieristica negli Stati Uniti dove siamo andati grazie all’appoggio, all’aiuto e al supporto, alla partnership con Innovit per fare le prime esperienze in Silicon Valley. L’urgenza di essere international è sicuramente cresciuta: stiamo muovendo passi operativi in Svizzera e per tornare agli Stati Uniti, anche in virtù del recente ulteriore viaggio che ho fatto nelle scorse settimane a Houston e LA, abbiamo capito, senza voler chiaramente ridurre l’impatto della Silicon Valley, che gli Stati Uniti non sono solo Silicon Valley.
Ho avuto modo di toccare con mano tutte le potenzialità del contesto americano – dal medtech alla space economy, alla più tradizionale filiera dell’oil and gas che dominano l’ecosistema di Houston. Abbiamo visto l’innovazione delle imprese italiane che là già sono operative, abbiamo conosciuto diversi player e raccolto i bisogni di queste realtà italo-americane che nei prossimi mesi proveremo ad andare nuovamente a intercettare e proveremo a colmare».
Al suo ritorno da Innovit lo scorso anno, aveva detto “un viaggio assolutamente positivo, oltre ogni aspettativa”. Allargando la visione a tutta l’esperienza nel contesto USA, quale il bilancio di questo primo anno in terra americana?
«Possiamo assolutamente dire che abbiamo decisamente aumentato e incrementato l’insieme dei servizi che possiamo offrire e che stiamo offrendo ai nostri clienti core. Abbiamo ampliato il panel di nostri clienti diretti, soprattutto in ambito financial service: ovvero, banche, operatori di pagamenti sgr, sim e compagnie di assicurazione, cui stabilmente proponiamo le innovazioni, e presentiamo le startup più promettenti che vediamo a San Francisco (e non solo). Abbiamo incrementato anche quello che noi definiamo “business indiretto”: stiamo ampliando il numero di clienti intesi come altre società di consulenza di grandi dimensioni e primario standing che chiedono a noi quei servizi specifici che solo noi riusciamo a dare in modo pragmatico, perché siamo presenti su quei territori».
Con quale nuovo bagaglio di conoscenze e competenze; in quali contesti e con quali prospettive torniamo, dunque, in USA e in INNOVIT, in particolare, dopo il suo recentissimo viaggio a Houston e LA?
«Un anno fa mi ero portato a casa dagli Stati Uniti la necessità di trasformare o comunque innestare all’interno di Phoenix forti competenze di intelligenza artificiale.
Negli ultimi due mesi abbiamo avviato il Phoenix.AI Program, a cui stanno partecipando 45 nostre risorse interne: il 40% della nostra forza lavoro è coinvolta in questo progetto che ha l’obiettivo di innestare capacità, competenze e il “quel saper fare” soprattutto in un contesto di Generative AI per candidarci a essere la o una delle AI Consulting Company presenti in Italia. Una spinta all’Innovazione che inizia a pervadere tutto il nostro Gruppo e che in queste ultime settimane ci ha portato a produrre diverse Ricerche e Studi di prossima pubblicazione e diffusione, da proporre ai nostri clienti per nuove interlocuzioni, per portare valore aggiunto ai loro processi.
In uscita, domani, uno Studio sugli intermediari finanziari ex articolo 106 e il nuovo servizio di Innovation Monitor, una sorta di Innovation Office in outsourcing che stiamo proponendo sull’intero mercato».
Tutto questo, lo sottolinea spesso, non potrebbe avere concretezza se non supportato dal lavoro di tutte le nostre risorse interne: ricchezza che ha visto una ulteriore crescita in questi ultimi mesi…
«Esattamente. Non posso non ricordare la crescita registrata in questo ultimo anno anche nel numero delle nostre risorse. Andiamo verso le 120 persone e, come dicevo, l’obiettivo è di innestare gli elementi di innovazione che stiamo conoscendo in questo nuovo mondo, nello spirito di tutti i nostri ragazzi, in modo che lo portino a terra sui clienti.
E, in una logica premiante, porteremo – anche fisicamente – questi nostri giovani a conoscere da vicino la “grande innovazione” che, non solo in Silicon Valley, si riscontra ogni giorno».